Il professor Alfio Quarteroni era presente all’evento che ogni anno riunisce i migliori clinici ed esperti di patologie cardiache dei territori piemontese e lombardo. Il convegno ha esaminato lo stato dell’arte della ricerca sulle più frequenti patologie cardiache e sui relativi approcci terapeutici e chirurgici.
Particolarmente interessante è stato l’intervento del Dottor Antonio Colombo, responsabile dell’Unità di Cardiologia Interventistica ed Emodinamica dell’Ospedale San Raffaele, che si è concentrato sulla valvola tricuspide, nel passato spesso trascurata dagli indirizzi di ricerca, ma per cui oggi esistono tecniche di intervento avanzate. Il Dottor Colombo ha sottolineato anche l’urgenza di creare centri di cura per chi presenta queste patologie a livello congenito e dovrà quindi essere seguito dai clinici per tutta la vita.
La presentazione del Professor Quarteroni ha riguardato le aritmie, che si verificano quando il comportamento elettrico del cuore presenta anomalie. In particolare, egli ha voluto suggerire percorsi di ricerca alternativi a quelli standard in ambito clinico. “Anche in quest’ambito della medicina ritroviamo l’utilizzo della matematica, ad esempio per analizzare onde e impulsi elettrici”, ha commentato Quarteroni. Con l’ausilio di alcuni esempi specifici, ha chiarito che la matematica e i modelli numerici possono fornire già oggi un importante contributo all’ambito clinico. Il primo esempio ha riguardato l’elettrofisiologia e l’aritmologia: il professor Quarteroni ha parlato dell’aritmia atriale e ha mostrato l’impatto di alcune sollecitazioni non fisiologiche, localizzate a livello degli alveoli polmonari. Il modello utilizzato ha permesso di osservare come queste situazioni di stimolazione elettrica impropria causino una perturbazione d’onda molto critica.
Il secondo esempio ha riguardato la simulazione di una zona necrotica nel ventricolo di un paziente. Il Professor Quarteroni ha quindi mostrato come il ventricolo si deforma (si contrae e si rilascia) in maniera impropria, spiegando che la capacità di eiezione, ovvero la quantità di sangue che il cuore riesce ad espellere, si riduce in funzione all’ampiezza dell’area necrotica.