Articolo di Sara Moraca
Un cuore dal «ritmo dolce» scandisce la vita dell’animale più grande del pianeta. Per la prima volta al mondo, un gruppo di ricerca dell’Università di Stanford è riuscito a registrare il battito cardiaco di una balenottera azzurra, il più grande animale al mondo. I dettagli di questo importante studio sono stati pubblicati lo scorso novembre sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. Al largo della California, nella baia di Monterey, i ricercatori sono riusciti a registrare per nove ore consecutive il battito cardiaco di un esemplare maschio adulto di circa 22 metri di lunghezza. Il cuore della balenottera azzurra è di per sé da record: con i suoi 180 kg di peso e 1,5 metri di larghezza, è il più grande organo cardiaco di tutto il regno animale e riesce a pompare fino a 220 litri di sangue ad ogni battito.
«È stata una sfida non da poco — ha commentato Jeremy Goldbogen, ricercatore di biologia a Stanford —. Una serie di fattori dovevano andare nel modo giusto: bisognava trovare l’animale, collocare correttamente il tag (lo strumento di rilevazione, ndr) e far sì che aderisse alla pelle, controllare che la registrazione dati procedesse senza problemi». Per più di dieci anni Goldbogen e il collega Paul Pongalis, ricercatore alla Scripps Institution of Oceanography, hanno misurato la frequenza cardiaca dei pinguini imperatore in immersione nella baia di McMurdo in Antartide. Avevano poi deciso di voler tentare l’impresa sulle balene.
Altri gruppi di ricerca erano riusciti ad utilizzare il tag su cetacei più piccoli e in cattività, ma svolgere questa tipologia di operazione su una balenottera azzurra che vive nel proprio habitat naturale è una sfida ben diversa. Per prima cosa, le balene che vivono in natura non sono addestrate a capovolgersi e mettersi a pancia in su, fattore che finirebbe per favorire il lavoro dei ricercatori. Inoltre, le balenottere azzurre hanno una pelle simile a una fisarmonica sul ventre, che tende ad espandersi quando l’animale si alimenta, fatto che potrebbe causare il distacco improvviso del tag. Per ovviare a queste eventualità, i ricercatori hanno fatto ricorso a un particolare elettrocardiografo, racchiuso in una gabbia con ventose.
Ciò che hanno scoperto è stato sorprendente: quando il cetaceo si immerge a caccia di cibo, la sua frequenza cardiaca passa da circa 25-37 a 4-8 battiti al minuto. Tuffarsi in profondità per riuscire a mangiare del krill richiede alle balene un enorme sforzo: le balenottere azzurre, ad esempio, nuotano alla velocità di 4 metri al secondo e, spalancando le fauci, ingoiano un volume di prede e acqua pari al 140% del proprio corpo. Si tratta di dati che hanno sorpreso i ricercatori, che si aspettavano una frequenza cardiaca più alta sia nella fase di riposo che di immersione, per la quale il range atteso era del 30-50% più alto.
I ricercatori pensano che la frequenza cardiaca sorprendentemente bassa possa essere spiegata da un arco aortico elastico che, nella balenottera azzurra , si contrae lentamente per mantenere un ulteriore flusso di sangue tra i battiti. Nel frattempo, il numero di battiti più alto che si ha quando l’animale è prossimo alla superficie possono dipendere da sottigliezze nel movimento e nella forma del cuore, che impediscono alle onde di pressione di ogni battito di interrompere il flusso sanguigno. Sulla base di questi dati, i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che il cuore della balena sfiori ormai i limiti della propria portata cardiaca. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché nessun animale è mai stato più grande: i bisogni energetici di un corpo più voluminoso, infatti, supererebbero ciò che il cuore può sostenere.
In futuro l’esperimento potrebbe essere replicato su altri cetacei quali megattere e balenottere comuni; i ricercatori vogliono lavorare per migliorare le proprietà del tag, aggiungendo anche un accelerometro, che potrebbe aiutarli a capire meglio come le diverse attività dell’animale influenzano la portata cardiaca.