Un grande impulso agli studi anatomici è stato dato dalla ricomparsa del nudo nell’arte nel Rinascimento e dal desiderio di scultori e pittori di conoscere la struttura del corpo umano, al fine di rappresentarlo in un modo sempre più realistico. Tra questi si distingue la figura brillante di Leonardo Da Vinci, che riassume gli elementi più alti del nostro lignaggio culturale, anche a cinque secoli di distanza. 500 anni dopo, nell’anno internazionale dedicato a Leonardo, è incredibile pensare a quanto il suo genio analitico e creativo abbia intuito e anticipato molte verità che sembrano essere conquiste dei tempi di oggi. Da Vinci ha saputo passare facilmente dal coltello anatomico al pennello, dallo studio della scienza all’indagine metodica e obiettiva dei fenomeni naturali, dalle piccole e grandi applicazioni meccaniche utili per la vita alle più alte espressioni dell’arte e della scultura.
Leonardo fu, prima di Vesalio, il vero creatore del metodo scientifico applicato all’anatomia. Per lui, l’esercizio dell’arte doveva basarsi su una solida preparazione teorica. Da Vinci usava infatti mettere in guardia gli artigiani che “si usavano innamorarsi della pratica senza scienza”. L’esperienza è per Leonardo il mezzo per scoprire la legge generale della natura, una legge che si trova anche nel principio di causalità. Il suo sguardo era quello di uno scienziato, un artista, un uomo che sapeva cogliere assonanze tra i diversi elementi della natura e creare metafore uniche, caratterizzate da una rara interdisciplinarietà.
Una delle più belle metafore che creò fu proprio tra l’acqua e il sistema circolatorio: l’acqua presente sulla Terra non è infinita, quindi ciò che viene portato dai fiumi al mare deve in qualche modo ritornare alla fonte, cioè facendo un continuo ciclo. E mentre l’acqua nutre il pianeta, il sangue nutre il corpo umano, attraverso le vene e le arterie. Come per Leonardo, le strette connessioni del cuore con la vita hanno attirato per secoli studiosi e pensatori fino ad arrivare infine alla conoscenza dei meccanismi vitali, ma anche a considerazioni filosofiche e speculative. Fu l’anatomia artistica, esercitata da vari pittori e scultori dell’epoca, che avvicinò Da Vinci allo studio del corpo umano. Una passione che lo spinse sempre più nello studio della meravigliosa macchina umana, alla ricerca di quella che ha chiamato la vera ragione dell’essere. Leonardo descrisse per primo le quattro cavità cardiache, distinguendo i ventricoli dagli altri, riconoscendone la natura muscolare e la contrazione autonoma. Ha definito il cuore come uno “strumento meraviglioso, inteso dal Maestro Supremo”, riconoscendo il suo potere e il ruolo di primaria importanza “è molto potente sopra gli altri muscoli”.
Le contrazioni dei ventricoli, il passaggio del sangue nell’aorta, la funzione della vena e l’arteria polmonare hanno formato per lui oggetto di un attento studio. Fece esperimenti sul cuore di animali vivi e osservò le pulsazioni di un maiale vivo, nel cui torace aveva inserito grossi elettrodi.
Sebbene avesse riflettuto sul movimento circolare del sangue e avesse avuto l’intuizione delle vene capillari, che riprendevano il sangue arterioso e lo riportavano al cuore, non fu in grado di chiarire il ritorno del sangue dal ventricolo destro al sinistro attraverso il piccolo circolo. Leonardo non fu in grado però di superare gli errori presenti nelle teorie di Galeno*;
alcuni autori credono che, sebbene avesse percepito gli errori di Galeno, fu intimidito dallo scontro che diverse teorie avrebbero potuto innescare nei circoli degli intellettuali.
Le dichiarazioni di Galeno, infatti, erano considerate veri dogmi. Nonostante queste poche lacune, i disegni di Leonardo rappresentano un balzo in avanti nella storia della conoscenza cardiovascolare. Come è noto, i disegni e i quaderni di Da Vinci non furono divulgati ai suoi tempi: questa è la ragione per cui molti storici della scienza hanno dato maggior peso al successo poi registrato dal Vesalio. Sono in molti a credere che se il lavoro di Leonardo fosse stato conosciuto a suo tempo, quello del Vesalio sarebbe passato in secondo piano.
*Galeno fece due errori principali riguardo alla fisiologia cardiovascolare: la porosità del setto e il reflusso sistolico. Ciò indica che Galeno era molto lontano dal concetto dinamico di funzione circolatoria. Credeva che il sistema venoso e arterioso fossero due sistemi chiusi indipendenti l’uno dall’altro, non aveva pensato all’esistenza del piccolo e alla grande circolazione attraverso la quale il sangue, con un movimento circolatorio, parte dal cuore e ritorna al cuore.